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Museo Dinamico della Mail art

Ruggero Maggi

Mail Art, Arte Postale, Arte Correo… trasposizioni linguistiche che hanno contrassegnato, soprattutto alla fine del secolo passato, un’infinita serie di progetti, riviste, libri, mostre, eventi legati ad un mondo culturale/artistico per lo più underground e con una spiccata inclinazione per la non-ufficialità, in cui ha valore la relazione intrinseca tra l'oggetto spedito, il mittente ed il destinatario.
Il dilagare di questo fenomeno artistico ha contraddistinto tutta una serie di comportamenti peculiari degli artisti postali stessi: la ritrosia di fronte a certe macchinazioni presenti nel mondo dell’arte considerata “ufficiale” e la non convenzionalità nell’accettare le regole imposte dall’imperante establishment socio-culturale. Esempi chiari di tutto ciò le azioni che hanno coinvolto artisti dell’Europa dell’est contro il proprio regime oppure l’opposizione di alcuni artisti latino-americani alla politica del proprio paese.
L’Arte Postale glocale è parte integrante di un processo di globalizzazione culturale che si estrinseca a livello locale mediante l’azione che ogni artista postale compie attraverso una fitta rete di comunicazioni creative come una babilonica torre dai destini incrociati.
Mail Art che ha nel proprio codice genetico un'avversione per tutto ciò che può renderla ufficiale ed istituzionale: “la Mail Art usa le istituzioni nei luoghi delle istituzioni contro le istituzioni”.
A metà degli anni '70 scrissi: "La mail art non è solo arte spedita per posta e neppure solo arte che si crea per mezzo del servizio postale…è molto di più - so bene che, ad un osservatore superficiale essa potrebbe apparire così, in fin dei conti, nella grande maggioranza dei casi, essa si manifesta sotto forma di cartoline, francobolli, buste, timbri, ecc…tutti elementi facilmente identificabili con una funzione postale specifica - ma non è così. In questo vero e proprio Network mondiale dalle prime esperienze di carattere prettamente "postale", attraverso i mezzi sopra descritti e persistenti successivamente anche se con differenti motivazioni, si è raggiunto uno stadio particolare di fare, anzi "vivere" l'Arte. In questo periodo in cui la comunicazione assume dimensioni planetarie ed in cui i Cyberpunk, i nuovi corsari dell'era telematica, saccheggiano le banche dati, l'artista si pone come centro ideale di tutto un circuito internazionale e multimediale di contatti. Il mezzo più frequente per ottenere questi rapporti capillari è costituito appunto dall'arte postale che, come un tentacolare network, abbraccia non solo idealmente il mondo intero, traendo avidamente da questo ogni input di percezione artistica. Il networker è come la tessera di un formidabile mosaico in uno sconfinato universo di energie poetiche. In realtà la sua funzione è unica, poiché unico è il suo collocamento all'interno del circuito stesso con le relative connessioni con altri operatori. Probabilmente il Network stesso è la più grande opera d'arte del mondo!
L’Arte Postale può essere uno straordinario mezzo di comunicazione di massa se concepita come operazione articolabile in due momenti ben definiti:
- come rapporto da individuo ad individuo oppure ad un gruppo più o meno ristretto di individui.
- l’esposizione al pubblico di un’operazione di AP può diventare di massa poiché si presenta molto stimolante e didattica anche ad un pubblico non qualificato.
Stimolante perché è un incitamento alla comunicazione interpersonale e formativa per il valore esemplificativo delle sue svariate metodologie tecniche semplici ed immediate.
Senz'altro sono da considerarsi antecedenti storici di questa forma di comunicazione artistica il Futurismo e il Dadaismo, così come è da sottolineare l'opera di Kurt Schwitters, creatore dei primi lavori realizzati con timbri e l'avvento, alla metà degli anni '50, della ricerca Fluxus con l'opera di artisti come Joseph Beuys, Ray Johnson, George Maciunas, Ken Friedman, Ben Vautier e di alcuni artisti e teorici del Nuovo Realismo francese come Pierre Restany ed Yves Klein.
Ray Johnson, artista di New York, è considerato il creatore dell'Arte Postale: nel 1962 fonda, sbeffeggiando le vere scuole per corrispondenza, la New York Correspondence School (così definita da Ed Plunkett). Nelle lettere che mi spediva, tra disegni ironici e foto che lo raffiguravano, raccontava a me, giovane artista poco più che ventenne, la sua vita e il suo, a volte difficile, rapporto con l'arte postale. Gli rispondevo inserendo le sue foto in collage di vario tipo e riproponevo a mia volta i suoi celebri ADD&SEND BACK ad artisti postali di tutto il mondo. In un esteso periodo di tempo, dal 1975 fino ad oggi, ho costituito un grande archivio di interventi dedicati alla sua immagine che incredibilmente continuano a viaggiare tuttora ed ogni tanto qualcuno torna ancora…. a casa!
A proposito di comunicazione creativa, è necessario evidenziare il geniale progetto titolato dal suo autore Autostoricizzazione in cui GAC (Guglielmo Achille Cavellini) ha mantenuto una costante e lucida auto-ironia, non sempre compresa da tutti: ho più volte assistito alle indignate prese di posizione di malcapitati ed inconsapevoli presenti che, con ira, si scagliavano con strali e fulmini contro le intelligenti provocazioni lanciate da un ammiccante GAC che mi strizzava l’occhio in segno di complicità. Ricordo una volta, dopo una mostra, Guglielmo ad una cena che dissertava di Pace nel mondo, sostenendo con pacata arguzia che tutte le Nazioni avrebbero dovuto assolutamente firmare un accordo di non-proliferazione nucleare (eravamo negli anni ’70 e quindi il pericolo dell’Atomica era ancora incombente sulle nostre teste) per proteggere naturalmente…. le opere di Guglielmo Achille Cavellini, preservandole dalla distruzione e tacendo volutamente su tutto il resto! Vi lascio immaginare lo sdegno e l’ira repressi a stento che tali frasi, pronunciate ad effetto con un’enfasi che solo GAC con il suo stile inconfondibile poteva permettersi, scatenavano!
E come non ripensare con piacere al viaggio in Belgio con GAC agli inizi degli anni 80 in cui Guy Bleus – a mio parere uno dei più intelligenti e sensibili artisti postali (ricordo ancora i suoi raffinati cataloghi e le sue cartoline profumate… ora il profumo si è volatilizzato, ma la genialità dell'operazione concettuale è rimasta!) - ci fece da guida in un fantastico tour attraverso il suo paese.
Non dobbiamo dimenticare che la mail art più che un movimento artistico è piuttosto un grande fenomeno culturale e sociale, un contenitore di idee ed emozioni.
Ogni artista postale cura la propria “immagine come archivio” e quindi la propria memoria.
Il problema più impellente che si pone oggi, purtroppo con sempre maggiore frequenza, è la fine che faranno tutti gli archivi di AP dopo il… ritorno al mittente del proprio MailArtistArchivista. Per questo motivo anni fa lanciai l'idea, che sto cercando di concretizzare, di creare un grande Archivio degli Archivi in grado di contenere le varie “anime” del Network , di non snaturarne la volontà di non-ufficialità e di trasmettere, nel modo più completo ed esaustivo possibile il messaggio creativo - e in taluni casi con chiare inclinazioni sociali e politiche - contenuto nei materiali tipici degli anni '70|'90.
A quarant’anni di distanza continuo a pensare che l’Arte Postale non abbia perso nulla della sua vitalità… lunga vita alla Mail Art!


Ruggero Maggi

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