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Arte contemporanea

Considerazione sull'arte contemporanea

Ogni tanto mi capita di riflettere sul significato dell’arte attuale, sulla tipologia delle opere oggi prodotte e su quale forza veramente innovativa abbia l’arte dei nostri giorni nei confronti di una società massificata ed estesamente omologata.
Cercare delle risposte pienamente esaurienti non è facile, ma qualche approfondimento è certamente possibile.
La fine del cosiddetto secolo breve vede esaurirsi la spinta creativa dei movimenti d’avanguardia in cui gli artisti bene o male potevano condividere contenuti, principi estetici e formali. Queste ricerche espressive avevano condotto a una figurazione non più coincidente con la realtà, allo sviluppo del concettuale e all’affermarsi dell’espressionismo astratto. Tutto ciò ha consentito produzioni d’immagini totalmente irreali che hanno prodotto un approccio all’opera d’arte sempre più psichico e totalmente aperto ad una molteplicità di letture interpretative.
Il postmoderno, termine a me poco gradito poiché mi ha sempre fatto pensare ad una facile etichettatura di un qualcosa che non si sa bene come chiamare, sembrava capovolgere questi principi con il recupero della forma reale e con la rivisitazione eclettica ma attualizzata dell’esperienze estetiche del passato. In quel periodo, quel radicale cambiamento di rotta proponeva l’arte come mezzo diretto per poter procedere da ciò che è natura a ciò che è cultura, ma nel presente, ormai, appare un presupposto alquanto superato: l’uomo è parte integrante della natura in cui vive e dove causa anche gravi trasformazioni, dunque non esiste nessuna netta separazione tra ambiente che lo circonda e cultura che produce.
Nel mondo d’oggi, inoltre, fenomeni come la globalizzazione, internet e la larga diffusione del computer non possono minimamente supportare i concetti del postmoderno che ci appaiono alquanto lontani e decaduti. Le mostre d’arte hanno colto questo mutamento del sentire e lo testimoniano con opere debitrici dell’informale, con creazioni a volte prive di espressività o dal carattere problematico e imprevedibile. Sovente si osservano immagini fredde, distaccate che propongono soggetti tratti dalla quotidianità più banale. Le biennali presentano sempre più opere video dai ritmi ripetitivi e angoscianti mentre il manufatto pittorico o plastico è spesso diventato parte indissolubile dell’installazione. In queste opere è frequente l’uso di relitti da discarica, di prodotti poco costosi di plastica, carte colorate e oggetti di vario genere facilmente reperibili nei centri commerciali e non è raro l’impiego di effetti sonori insieme ad immagini realizzate con tecnologie digitali. Nelle installazioni, inoltre, la contaminazione tra spazio architettonico, pittura, scultura e performance danno all’autore una nuova connotazione creativa trasformandolo in artista totale che rifugge dalle classificazioni professionali tradizionali.
L’arte dei nostri giorni ha certamente le sue radici nelle esperienze estetiche degli anni Sessanta e Settanta, ma è chiaro che le considerazioni espresse in queste pagine si limitano ad una rapida panoramica del presente che ha origini lontane e peculiarità assai complesse. Tutto ciò inoltre ha bisogno di decantare nel tempo per facilitare una visione più complessiva al fine di formulare analisi distaccate e veramente calzanti.
Nell’arte contemporanea comunque si possono osservare alcune particolarità: l’attività dell’artista è meno appariscente e pretenziosa; l’obiettivo di moralizzare la società con opere troppo politicizzate è alquanto avversato giustamente a favore di una maggiore libertà creativa; l’attenzione per l’uso di materiali poveri ed essenziali è sempre più diffuso; la tendenza degli artisti a intervenire con opere effimere in grandi spazi urbani spesso marginali è sempre più frequente.
E’ sicuramente un’arte che vuole esistere nella realtà di tutti i giorni e dunque in qualche modo ripropone una scelta dalla valenza politica. Questo non è molto ma sicuramente qualcosa che deve essere considerato e valutato. In un mondo profondamente cambiato dalle nuove tecnologie scientifiche e mediatiche e dove le categorie ideologiche del secolo scorso (capitalismo, marxismo, teoria psicoanalitica, ecc.) sono avvertite come superate, gli artisti sembrano più interessati agli aspetti formali della comunicazione visiva che ai contenuti espressivi personali delle loro opere.
Alla luce delle osservazioni fatte si può ancora avere un’arte rivoluzionaria, veramente trasgressiva e deviazionista? Forse no perché non esistono più i presupposti. I grandi maestri del passato come Michelangelo, Caravaggio, Picasso e altri agivano in momenti storici di crisi dove la mentalità comune non era più attinente alla realtà. Questo stress sociale, da essi stessi vissuto, era interpretato nelle loro opere ed esibito in un ambito profondamente legato alla tradizione. Modificare i canoni formali, testimoniare con crudezza e drammaticità il quotidiano, rivelare significati espressivi personali e profondi voleva rompere con la consuetudine e proporre un’arte rivoluzionaria e quindi deviazionista.
Nella società attuale, così interconnessa e che risente direttamente di tutti gli eventi che accadono a livello planetario, si è manifestata una novità: lo stress si vive tutti i giorni e si è trasformato in qualcosa di inesorabile. L’uomo globalizzato è immerso in ansie personali e collettive causate dalla sensazione di non poter incidere efficacemente sugli eventi, dallo sgretolamento dei valori morali e da un profondo senso di smarrimento. E’ una specie di pandemia a cui non si sa trovare rimedio. La possibilità di sperare in nuove regole minimamente durevoli sono frustrate dall’estrema instabilità e mutevolezza dei tempi.
Gli artisti conducono spesso la loro ricerca in più direzioni nell’illusione di scovare miracolosi standard che permettano di creare opere autenticamente non conformiste ma purtroppo spesso si rivelano aggregazioni di idee incoerenti a cui in breve tempo loro stessi dimostrano di non credere. Ognuno si considera tanto originale quasi fosse un nuovo movimento artistico a se stante, ma pochi, dopo un eventuale successo, riescono a reggere l’incessante mutare del gusto e delle tendenze contemporanee. E’ quindi una produzione artistica spesso frammentata e in continuo divenire, dove esiste tutto e il suo contrario, in cui il mercato può veicolare per il consumo di massa le cose più inconsistenti.
E’ l’affermazione dell’effimero che mette in discussione tutti i valori espressivi e il concetto altisonante d’immortalità dell’arte: ammettiamolo nel nostro tempo tutto è a scadenza e l’opera artistica può diventare transitoria, fuori moda, degradarsi e una volta consumata può anche essere buttata via.
In questa società contraddittoria tutto ha perso credibilità  infatti la trasgressione è diventata moda, il deviazionismo culturale qualcosa di scontato, il ribellismo al sistema una posizione da raffinati, dunque l’arte è prevista obbligatoriamente anticonformista altrimenti non è riconosciuta come tale. Per queste ragioni la forza sovversiva dell’arte del Novecento si è affievolita poiché l’anticonformismo è a questo punto diventato normalità trasformandosi in clichè, in genere di consumo, in nuova consuetudine. La società contemporanea ha incorporato tutto ed ormai appare pericolosamente più sovversiva di quanto potesse prevedere l’arte.
Oggi l’anticonformismo della civiltà globalizzata ha superato quello culturale suggerito dall’arte. L’arte dunque fatica a seguire questo nuovo modello di società e si rivela inadeguata a provocare autentiche situazioni di rottura e discontinuità poiché le sue proposte rischiano di essere superate dalla realtà stessa in cui il non convenzionale e il deviazionismo si sono trasformati in una nuova forma di tradizione contemporanea.


Renato Cerisola

Mauro Manfredi

Mauro Manfredi

Ruggero Maggi

Ruggero Maggi

Carla Rossi

Carla Rossi

Nicola Frangione

Nicola Frangione

Marcello Diotallevi

Marcello Diotallevi

BIBLIOGRAFIA

• Barilli Renato, Il ciclo del Postmoderno, Ed. Feltrinelli, Milano 1987

• Carrier David, Fare arte oggi, in Tema celeste Marzo/Aprile 2003, n°96, Editore Alberico Cetti Serbelloni,    pp. 60/63

• Kuspit Donald, Stress sociale e arte deviazionista, in Tema celeste Gennaio/Febbraio 2003, n°95, Editore Alberico Cetti Serbelloni, pp. 46/49

• Dorfles Gillo, Ultime tendenze nell’arte d’oggi, Ed. Feltrinelli, Milano 1988