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Presentazioni critiche

2015

DIFFUSA 2015 Galleria virtuale SACS

La realtà virtuale tra arte e tecnologia di Sandro Bongiani


Viviamo in una società complessa carica di apporti nuovi e in continua evoluzione. Con l’avvento di internet si condivide la realtà della “simulazione significante”; praticamente una seconda realtà parallela e sovrapposta a quella reale, essenzialmente fluida e immateriale. In questa nuova dimensione anche l’arte è costretta a fare i conti con le nuove problematiche globali della tecnologia virtuale. Una volta navigare online significava avventurarsi in un mondo parallelo, percepito come “altro”, totalmente ibrido. Oggi, grazie alla grande capacità mediatica della rete e l’effetto domino di internet, l’arte finalmente si “de-materializza” e diventa accessibile a tutti senza più limiti e confini geografici. Il web, ha compiutamente moltiplicato le occasioni di consumo dell’oggetto culturale in un particolare periodo storico come questo in cui gli artisti fanno una immane fatica a entrare nel circuito reale delle gallerie che contano. Internet, quindi, rappresenta davvero una grossa occasione di democratizzazione dell’arte, infatti, è cambiato il modo di fruire l'oggetto culturale e persino la scoperta di un artista spesso avviene online, attraverso la visitazione di innovative piattaforme web che, utilizzando nuove tecnologie sempre più evolute, stanno modificando radicalmente la fruizione e la diffusione dell’opera d’arte.
Con internet, quindi, la fruizione dell’arte viene modificata radicalmente dall’avvento della dimensione interattiva e dalla sua globale circolazione in forma di codice binario, utilizzando canali alternativi più consapevoli rispetto l’uso consueto che ne fa oggi il sistema ufficiale e istituzionale dell’arte ( galleristi, critici, mercanti, curatori di mostre). Di fatto, in questi ultimi anni, le piattaforme web e la stessa rete hanno modificato radicalmente l’esperienza dell’arte rendendo la fruizione “mediata” rispetto a quella diretta delle classiche gallerie d’arte, con una incessante proliferazione di piattaforme d’arte online che a vario genere rappresentano il futuro ecologico e sostenibile dell’arte. Ormai, siamo parte di un unico “ecosistema fluido” che ci rende simultaneamente fruitori e produttori in una conseguente contemporaneità di ruoli e i quindi, protagonisti di uno dei cambiamenti più radicali e importanti della nostra società. Tutto ciò non è un fenomeno di provvisoria e momentanea transizione, ma un diverso modo di concepire la fruizione artistica. Oggi la fruizione mediata, è considerata non solo legittima, ma addirittura portatrice di implicazioni fortissime in termini di politica dell’immagine perché Internet “democratizza” il mondo dell’arte, rende la fruizione dell’arte “accessibile” a tutti, in qualsiasi momento del giorno e della notte, abbattendo le solite e anguste barriere che normalmente separano i fruitori dal sistema concordato e ufficiale dell’arte. Non sussiste più alcun impedimento, le persone non sono più condizionate dalla loro costrizione temporale e geografica e non fanno affidamento soltanto sugli art advisor che a vario titolo indirizzano e obbligano il fruitore a condividere le proposte imposte dal sistema ufficiale dell’arte. Ciò accade per un semplice e unico motivo: si è trasformata la forma dell’oggetto che è passata da fisica a virtuale. Tuttavia, dobbiamo sottolineare che la sostanza dell’arte, nonostante tutto, è rimasta invariata anche se accompagnata dall’esigenza di essere comunicata in maniera diversa attraverso l’utilizzo di nuovi
strumenti. Dobbiamo registrare, altresì, che Il mercato dell’arte (quello ufficiale) si sta adattando a un pubblico che è sempre più globale e informato. Pertanto, molti galleristi tradizionali hanno annusato il cambiamento e si sono affrettati ad aggiungere in parallelo un sito web o una piattaforma interattiva, non comprendendo appieno la reale portata di questo importante cambiamento epocale. Secondo noi, “essere online” non è una semplice occasione ma una reale necessità, anche in campo artistico, con una convincente divulgazione globale utilizzando uno degli strumenti più potenti che abbiamo oggi a nostra disposizione, consentendo di creare spazi virtuali interattivi, eliminando tempi e costi rispetto alla diffusione tradizionale, “facendo circolare” l’opera in tempo reale in tutto il mondo, abbattendo, quindi, le frontiere geografiche e superando anche i limiti consueti della galleria tradizionale, ovvero la partecipazione temporale e fisica all’evento. Siamo convinti di essere solo agli inizi di questa coinvolgente avventura, di questo nuovo modo di considerare l’arte e la cultura. L’unica certezza è che tutto ciò continuerà a svilupparsi in una dimensione sempre più virtuale, cercando di superare un sistema monolitico, (galleria critico, mercante), che fino a qualche anno fa non permetteva nessuna interferenza e intrusione, a vantaggio di una partecipazione più attiva e democratica come quella di internet, con spazi sempre aperti, visibili 24 ore su 24 e con l’arte a portata di mouse in cui i fruitori sono i veri protagonisti destinati ad avere un’interazione fattiva e personale con l’opera d’arte, al di là delle scelte imposte dal mercato e dal sistema dell’arte.
Ad un’arte istituzionalizzata “di regime pseudo democratico” imposta dall’alto, corrisponde oggi un’arte “di confine”, direi marginale, sempre più libera che preferisce condividere volutamente ( Mail Art, Digital Art, E-Mail Art, Web Art) la dimensione globale dell’arte, come per esempio, in questa rassegna di Quiliano voluta appositamente in una piattaforma interattiva virtuale, con artisti come Ruggero Maggi, Bruno Cassaglia, Giovanni Bonanno, Renato Cerignola e Cristina Sosio, che approfittando delle nuove possibilità e strategie del web, cercano di relazionarsi compiutamente con questo efficiente e potentissimo strumento di diffusione e di conoscenza, presentando, ciascuno a suo modo, una serie di lavori pensati appositamente per questa occasione. Nonostante tutto, l’arte continua a essere ancora fatta di immagini, creata in modo manuale o digitale e spedita per invii di posta tradizionale oppure elettronica. Tuttavia, dobbiamo notare che tra i diversi modi di creare arte e il pianeta web vi è un certo intendo comune; ossia quello di superare la temporaneità e la conseguente distanza geografica e culturale, in una sorta di unica e solidale partecipazione collettiva. Oggi la ricerca artistica, è da intendersi come un grande "laboratorio planetario" composto da numerosi "Network" sparsi su tutto il pianeta: archivi di idee, di sperimentalismo e di ricerca spontanea, con il fine essenziale di istaurare un flusso comunicativo che nell’era di internet dilaga da una parte all'altra del pianeta in forme casuali, secondo una logica imprevedibile e con itinerari del tutto nuovi, preferendo la sua marginalità rispetto le indicazione imposte dal sistema dell’arte ufficiale. Una problematica di grande interesse è quella del superamento della distanza geografica e culturale. Mentre un tempo l'artista operava nel completo isolamento, al servizio del mercato e della critica, ora con i Network della rete vi è sempre più la necessità di instaurare rapporti e contatti esterni, attraverso le reti internazionali al di fuori del sistema ufficiale ed economico. Questo nuovo sviluppo logico del pensiero sperimentale si pone volutamente al di fuori dei circuiti commerciali ufficiali dell'arte conseguente ad una nuova dimensione più evoluta e di grande respiro. L'arte planetaria “di confine” desidera vivere una dimensione creativa del tutto nuova non interessandosi minimamente alla genealogia di ciò che si chiama storia dell'arte, viaggiare da un paese e l'altro tra un emittente e ricevente, con il fine essenziale di relazionarsi ai problemi della cultura di massa. In una società regolata da un libero mercato e del suo "diarroico" traffico economico di immagini, sussiste il desiderio, sempre più crescente, di collocarsi coscientemente al di fuori, in un "altrove" praticabile rispetto allo scenario totalizzante di una mediocrità planetaria, al di là di una immaginaria linea di Greenwich, come possibile spartiacque e cesura tra il presente e il futuro. In questo senso il Networker esprime il dissenso nei confronti delle convinzioni. Mentre il capitalismo distribuisce ricchezza, e il successo costringe a produrre in modo standardizzato e seriale, l'arte di confine dilaga come flusso mentale, preferendo la contaminazione delle idee piuttosto che la monotonia. Attorno all’arte si è creato “un sistema chiuso” allo scopo di tutelare investimenti e posizioni acquisite di potere. Il giro dell’arte è in mano al grande sistema finanziario che ormai gioca con le opere d’arte come fa con i titoli in borsa. Essere "artisti di confine", non significa vivere intrappolati all'interno di un sistema, in un caos organizzato, piuttosto convivere come libera presenza di frontiera, al di là del consueto e del banale. Prendere coscienza di tutto ciò significa produrre in modo totalmente diverso e inaspettato. Questo nuovo sviluppo logico “del pensiero sperimentale” si pone volutamente al di fuori dei circuiti ufficiali conseguente ad una nuova dimensione più evoluta e di grande respiro. Una problematica certamente di grande interesse e attualità, che nasce dalla convinzione di un reale e logico superamento dei problemi culturali dell’odierna società. L'arte, ormai, condivide la circolarità elastica e nomade delle idee.

 

 

2014
4/25 ottobre - Pagine visuali. Progetto internazionale di arte postale e digitale

LO SPAZIO “ALTRO” DEL LIBRO D’ARTISTA di SANDRO RICALDONE

Nato dagli strati interni della corteccia delle piante, utilizzati come supporto per la scrittura, il libro si avvia a perdere, dopo più di cinque secoli dall’esplosione della Galassia Gutenberg, la cui massa veniva calcolata una decina di anni fa dalla British Library in un centinaio di milioni di unità, la sua configurazione materiale. Computers, tablets ed altri strumenti elettronici, benché ancora perfettibili, hanno avviato una dinamica ascendente che ha dalla sua l’atout della funzionalità. Se - però - nella sua funzione divulgativa del sapere il libro può temere d’essere soppiantato da sistemi più evoluti (così come le tavolette d’argilla furono scalzate dal papiro e in seguito dalla pergamena) il libro lungo i secoli si è venuto radicando così a fondo nella storia culturale e nell’immaginario umano, da porsi come metafora della natura e del mondo.
Forse per azzardo o forse presagendo il declino del suo impiego nella comunicazione ordinaria, poeti ed artisti hanno offerto al libro una seconda vita, fra espressività e concetto, talora esaltandone forma e componenti materiali, sino a farne un oggetto eminentemente estetico, talaltra puntando sull’azzeramento di ogni dato percettivo, nella linea del “libro vuoto” accennata già a fine Settecento da uno scienziatoscrittore come Lichtenberg. Ma è a partire da “un acte de démence”, come Mallarmé definiva Un coup de dés, che si dipana questa nuova esistenza del libro. Un’esperienza sconvolgente, quasi una rivoluzione copernicana, di fronte alla quale Valery non esitava a confessare: “Mi sentivo come se scorgessi la figura di un pensiero fissato per la prima volta nello spazio. Qui in verità parlava l’esteso, qui sognava, qui produceva forme nate dal tempo. Attesa, dubbio, raccoglimento erano diventate cose visibili. Col senso della vista palpavo pause corporee di silenzio”. Di qui un crescendo: dalle disposizioni mimetiche dei Calligrammes di Apollinaire, agli esplosivi tour de force tipografici delle marinettiane Parole in libertà futuriste; dai duetti fra parole e immagini di Cendrars con Sonia Delaunay (La prose du Transsibérien) e con Léger (La fin du monde filmèe par l’Ange N.-D.) al design costruttivista di El Lissitzky nel Dlia Golosa Tullio D’Albisola e Bruno Munari; verso i collages detournés da Max Ernst in Une semaine de bonté e la Boîte verte dove Duchamp raccoglie le note per il Grande Vetro sino a raggiungere le vivaci silhouettes ritagliate da Matisse in Jazz…
Ma è nel secondo dopoguerra che il libro d’artista si affranca completamente dal residuo che in precedenza la legava non di rado alla sfera dell’illustrazione, per trasformarsi in opera in sé conchiusa. Feticcio e oggetto auratico, contenitore per nuovi alfabeti (come non ricordare, in proposito, Les journaux des dieux di Isou?), gioco permutazionale senza termine (Queneau), catalogo tematico di materiali visivi (Ruscha), prototipo di investigazioni strutturali (Gleber), di sole pagine trasparenti (Manzoni) o di istruzioni fuori schema (Yoko Ono), è venuto costituendo per gradi, analogamente alla mail art, una sorta di disciplina a se stante, coltivata ovunque con intensità, manipolando e combinando creativamente i linguaggi contemporanei.
O, se si vuole, quello del libro d’artista rappresenta ormai uno spazio “altro”, nel quale - come nota Anne Moeglin-Delcroix nel volume Esthètique du livre d’artiste 1960 - 1980 - è possibile ad artisti giovani e meno giovani “produrre liberamente e raggiungere il pubblico, al di fuori dei circuiti ufficiali, più chiusi che mai da quando vi dominano lo star system e la finanziarizzazione dell’arte”. Uno spazio oggi tanto più essenziale - conclude la studiosa francese - “perché non si tratta più soltanto, come all’inizio, di liberare attraverso il libro l’arte dalla mercificazione, ma di resistere alla sua confisca da parte della speculazione borsistica”.

 

 

2012
30 agosto/9 settembre - Im[m]agine. Progetto internazionale di arte postale e digitale Im[m]agine di Alida Gianti

L'Assessorato alla Cultura e il SACS di Quiliano propongono in questo 2012 un progetto creativo che ancora una volta contempla l'idea di "arte che viaggia", sia attraverso i tradizionali sistemi di spedizione che per via telematica. La novità rispetto a precedenti iniziative risiede forse nel fatto che si è aggiunta una graziosa possibilità, quella di poter inviare in loco piccoli oggetti tridimensionali, nel rispetto delle misure massime previste dal bando di partecipazione.
Im[ma]gine, questo il tema dell'iniziativa, è dedicato all'objet d'art e consente massima libertà espressiva, ulteriormente potenziando quel senso di libertà - consentitemi la ripetizione - che di per sé caratterizza l'arte postale, nonché quella virtuale: nessun vincolo con gallerie, nessuna richiesta di mercato, nessun orientamento preferibile, più o meno condizionato da mode o gusti imperanti. Piuttosto, il piacere di comunicare senza riserve attraverso il proprio istinto creativo e la propria ricerca, assecondando un'idea, un'ispirazione/aspirazione, una propria modalità sensibile, una specifica conoscenza e personale sperimentazione tecnica o tecnologica. Il risultato è ben visibile, infatti: c'è chi invia leggeri pacchi postali con opere che stimolano innanzitutto la curiosità dei destinatari addetti alla loro apertura e ad una prima visione del contenuto; chi si serve del computer per elaborare immagini del tutto digitali o per trasformarne alcune di altro tipo; chi, semplicemente, mette in rete la fotografia di un proprio lavoro, dandogli così visibilità senza trasportarlo fisicamente; chi opta per brevi video dai contenuti disparati, quali di gusto socio-politico, quali di carattere prettamente personale, quali meglio orientati, si direbbe, verso una ricerca di maggior effetto estetico; e via dicendo. E' dunque un mondo variegato che lavora senza costrizioni, i cui interpreti hanno tutta l'aria
di aderire per il gusto spassionato di partecipare ad un'azione artistica collettiva che può generare piacevoli scambi di esperienze, virtuali ma anche concrete. Considerato il numero di adesioni all'edizione 2012, quasi trecento, e le provenienze le più diverse, da oltre cinquanta nazioni (si sono aggiunte di recente la Columbia, la Lituania, Giava), possiamo ben parlare di arte mondiale, globalizzata in positivo, mentre Quiliano diventa, per tutti coloro che non la conoscono, la piccola ma attiva località posta in quella particolare area di una regione d'Italia chiamata Liguria; e noi, che in Liguria viviamo, ne andiamo orgogliosi.
L'arte postale viaggia e simbolicamente vola, come, del resto, l'arte digitale; quest'ultima, poi, avvalendosi di tecnologie e di sistemi di comunicazione innovativi e sempre più sofisticati, sa offrire esiti talvolta sorprendenti, quasi "magici" per chi è poco avvezzo ai suoi metodi. L'arte che viaggia, tradizionale o d'avanguardia che essa sia, può anche essere esternazione di una semplice idea che, traducendosi in atto concreto, produce, oltre ad un immediato senso di gioia in chi dell'atto ha goduto, il desiderio di "proseguire il gioco". Ciò accadde a chi scrive, ed eccone la breve storia. Un giorno un amico artista mi inviò in busta una manciata di ritagli di cartoncini colorati, così commentando: "Un po' d'arcobaleno non guasta". Ebbene, quel suo gesto affettuoso ne generò a catena molti altri, animò emozioni collettive; giunse persino a tradursi, in minima parte, in un mio quadretto a collage, che non ho mai donato a chi di dovere, e in un breve racconto che invece se ne partì - per posta! - alla volta di un concorso letterario.
Singolari e magnifici effetti della mail-art… In conclusione, ricordo dunque il nuovo appuntamento che ci porta a Quiliano, dove Im[m]agine converge con la prevista esposizione di tutte le opere inviate, fisicamente palpabili le piccole sculture e ben visionabili le immagini elettroniche o le brevi video-storie. Questa volta è d'obbligo una "spedizione personale" da parte degli interessati, compatibilmente con le distanze e le possibilità di ciascuno di loro!

 

 

2010
28 agosto/5 settembre - I volti dell'Africa. Progetto internazionale di arte postale e digitale

I volti dell'Africa di Cecilia Chilosi

Nella mia adolescenza ho intrattenuto a lungo un colloquio epistolare con una mia carissima amica di Bergamo. Ricordo che una volta, invece di risponderle su un foglio di carta da lettere, le ho spedito solo la busta sulla quale avevo fi ttamente scritto e disegnato. Non so se si trattasse di una felice intuizione, certo il mio tentativo creativo non venne apprezzato dalla madre che, invitandomi, tramite la fi glia, a non ripetere la performance, frustrò sul nascere eventuali mie aspirazioni mail-artistiche.
Questo per dire come alla base della mail art ci sia un impulso innato a trasgredire, a superare le forme codifi cate dalle convenzioni. L’istinto spontaneo, per confi gurarsi come arte postale, richiede però di essere incanalato in una sequenza concatenata di azioni, dalla ideazione/compilazione del messaggio da parte di chi spedisce, all’elemento dinamico del viaggio, alla recezione da parte di un destinatario certo. La mail art si concretizza lungo una dimensione spazio/temporale che prevede una durata determinata dal gesto dell’invio, inteso come atto liberatorio, ponte gettato dal mittente verso il fruitore, generosa rinuncia a identifi carsi nell’oggetto della propria espressività e quindi dono affrancato dai meccanismi del mercato. Il prodotto artistico si realizza dunque lontano dalla  volontà   dell’artista  che  è  il   motore  del  processo, divenuto coautore della propria opera che giungerà a termine distante da lui, nel compiersi dell’accettazione da parte del ricevente. Gratuità, libertà e condivisione sono caratteristiche fondamentali di questo movimento che, come più volte è stato notato, trova i suoi presupposti nelle avanguardie del Novecento, dal futurismo a dada, fi no alla sua nascita uffi ciale sulle sponde della ricerca concettuale.
Ciò premesso, è lecito domandarsi se sia possibile conciliare lo spirito libertario della mail art con il vincolo di un tema, seppure nobile, come quello proposto dal concorso quilianese. Il numero eccezionale delle adesioni pervenute al S.A.C.S. da ogni parte del pianeta, la ricchezza delle soluzioni proposte, la diversifi cata appartenenza dei partecipanti, attestano la validità dell’iniziativa e l’interesse suscitato dal tema.
Il Comune di Quiliano, del resto, già da alcuni anni ha scelto di occuparsi dell’arte postale, consapevole della vitalità di un movimento che ha ormai traguardato i limiti cronologici di una normale corrente artistica. Perché la mail art non può essere vincolata a una poetica codifi cata, ma piuttosto rappresenta un mezzo per veicolare idee, intenzioni, emozioni, un supporto dinamico attraverso cui trasmettere i più differenti contenuti artistici. Per questo, si possono  prevedere  ancora  suoi  futuri  sviluppi,  legati ad esempio a contaminazioni linguistiche provenienti da altri territori, fra tutti quello di internet. La mail art si nutre infatti di una fi tta rete invisibile di contatti a livello planetario, si irradia in senso orizzontale, è paritaria, non conosce gerarchie, si fonda sulla partecipazione trasversale e democratica di artisti affermati, dilettanti, esordienti, perfetti sconosciuti, secondo caratteristiche comuni al mondo di internet, con cui condivide i presupposti, pur nella distanza sostanziale dei processi.
Partendo da questi presupposti il tema lanciato, “I volti dell’Africa”, è stato interpretato attraverso il metalinguaggio postale e, seppure in proporzioni minori, la digital art, utilizzando un lessico differente: poesia visiva, fi gurazione, astrazione, arte concreta, giochi concettuali, semplice espressione, collage, fotografi a. Comune è stata l’intenzione di esserci e di comunicare un proprio pensiero, di condividere un’attenzione. La mostra di Quiliano promuove un’operazione di alto contenuto umanitario, che ben si coniuga con lo spirito della mail art, ciò nonostante, mi piace immaginare che proprio attraverso l’arte postale si possa compiere un’operazione inversa in cui l’Africa sia il mittente e noi il destinatario, fatta non per l’Africa, ma con l’Africa, in cui siano gli ultimi a potere scegliere il messaggio da comunicare perché lo sguardo dell’Africa

non sia ancora una volta il nostro, ma il suo stesso sguardo.

 

 

2009
5 settembre/3 ottobre - ZerotrePlus. Azioni e video di arte effimera.

Performance art di Silvia Bottaro

La “performance art” è una forma artistica dove l’azione di una persona o di un gruppo, in un contesto particolare o in un momento peculiare, costituiscono l’opera; può svolgersi in un qualunque luogo e in un momento qualsiasi e pure la sua durata non ha limiti di tempo.
Si può, quindi, dire che tale performance coinvolge direttamente quattro tipi di elementi: tempo, spazio, il corpo dell’artista e la sua relazione col pubblico-fruitore, ciò in netta contrapposizione alla pittura e alla scultura più classica, dove un oggetto creato e realizzato costituisce l’opera.
Solitamente il termine “performance art” è riservato ad alcuni tipi d’avanguardia, o arte concettuale, che prende origine, a suavolta, dalle arti visuali.
Si può dire che i Dadaisti sono stati i suoi progenitori con le loro esibizioni di poesia anticonvenzionali (a Zurigo) di Richard Huelsenbeck e Tristan Tzara, per citarne alcuni. Dagli anni Sessanta del secolo scorso si può identificare la performance con il lavoro di ricerca di Allan Kaprov (coniò iltermine “happening”), Vito Acconci, Herman Nitsch e Joseph Beuys.
E’ un’attività senza confini geografici e, in un certo senso, pone in rilievo l’incertezza creativa dei tempi, tracciando, anche, dei veri percorsi sociali  e  comunicativi,  infatti,  per esempio alcuni performers indagano la spiritualità e la ritualità non gerarchizzata, democratica, laica, individuale;  altri fanno ricerca intorno a performance di tipo popolare con un approccio anche ludico, altri ancora lavorano sul concetto della crisi del modello sociale occidentale e sulla leardership. Oggi i vari generi (o correnti) possono essere, orientativamente, così individuati: body art, fluxus, poesia d’azione, intermedia,live art, action art, intervenzione, fino allo “sniggling” che è una forma attivista e, sotto certi aspetti, fallace e insidiosa di performance pubblica perché non esplicita in modo trasparente che si stia svolgendo una forma di performance.

 

 

2008
14/28 settembre - Futurenergie. Progetto internazionale di arte postale e digitale

Futurenergie di Renato Cerisola

L'arte postale ritorna a Quiliano, in Villa Maria, con il progetto 'Futurenergie'. ll tema proposto, impegnativo e di grande attualità, oltre a trattare le contingenti problematiche ecologiche vuole offrire un'occasione di visibilità a quelle forze creative e a quelle energie emergenti che incontrano difficoltà a manifestarsi nei tradizionali spazi espositivi troppo spesso rivolti al solo mercato.
ll network postale libero, democratico e no-profit è in questo senso perfetto. La sua economicità permette di valicare facilmente e pacificamente le frontiere, ridurre le distanze culturali ed ideologiche inserendosi come dinamico elemento di recupero e promozione del locale in alternativa ad una dirompente globalizzazione che omologa e disgrega le realtà più deboli. Per questi motivi 'Futurenergie'non ha trascurato l'arte digitale e di conseguenza il web, mezzo potentissimo per condividere gratuitamente a livello planetario creatività, idee e progetti.
La digital art ha i suoi primi esempi negli anni '50 del secolo scorso con le sperimentazioni di Ben Laposkj e Manfred Frank. I due scienziati e programmatori riescono a rielaborare particolari funzioni matematiche che permettono di distorcere a loro piacimento i raggi luminosi di un oscilloscopio.

Attualmente l'arte computerizzata non ha più limiti tecnici grazie ad una vastità e varietà di programmi che permettono di creare, modificare o ritoccare immagini di ogni tipo. Produrre arte con il computer ha anche un'interessante caratteristica: la fruizione delle immagini avviene soprattutto attraverso la superficie retroilluminata di un monitor che l'accomuna alla percezione delle antiche vetrate. Queste particolarità e la grande versatilità dei software permettono alla digital art un ampio impiego nei mass media come l'editoria, la pubblicità, la filmografia e la televisione per citare alcuni esempi.
lnternet aggiunge a tutto questo la possibilità di una rapida e capillare diffusione che all'iniziativa di 'Futurenergie' non poteva sfuggire. La risposta da parte di un numero cospicuo di artisti di diverse nazioni è stata straordinariamente importante e ha permesso la realizzazione all'interno della mostra di una sezione dedicata esclusivamente alle immagini digitali. E' apparso molto significativo l'invio di alcune immagini realizzate con programmi di grafica appartenenti a sistemi operativi non proprietari (GNU/LINUX) che condividono, similmente alla mail art, la filosofia del no-profit e della libera diffusione. Nel complesso la qualità e la quantità di opere pervenute, compresi alcuni video, ha aperto nuovi spunti  e  possibilità di sviluppo per i progettifuturi del SACS che potranno comprendere opere di net art concepite fruibili da tutti, interattive, libere, in definitiva opere collettive.

 

2007
10/24 giugno - Collettiva: Marcello Diotallevi, Ruggero Maggi, Riri Negri, Serena Olivari e Vittorio Valente

La mostra degli artisti Marcello Diotallevi, Ruggero Maggi, Riri Negri, Serena Olivari e Vittorio Valente rappresenta quest’anno l’unico evento espositivo del SACS (Spazio Arte Contemporanea Sperimentale) del Comune di Quiliano e segue l’operazione di Net Art “San Pietro in Carpignana”, la cui messa in rete ha coinciso con l’esordio del sito www.sacsarte.net.

Gli esordi nel campo dell’arte di Marcello Diotallevi coincidono con la sua prima attività di  restauratore presso il Laboratorio di Restauro del Vaticano, successivamente inizia ad occuparsi di installazioni, poesia visiva e mail art. E’ autore della copertina della “Guide du Musèe National d’Art Moderne” presso il Centre “Georges Pompidou” di Parigi.

Ruggero Maggi è un’antesignano della ricerca poetica ed artistica condotta attraverso la sperimentazione di qualsiasi forma espressiva (laser, olografia, neon) e con l’utilizzo dei più disparati materiali (rocce, canapa, sabbia, terra). Quest’anno è stato curatore del progetto dedicato a Pierre Restany “Camera 312 - promemoria per Pierre” alla 52esima Esposizione Internazionale d’Arte – Biennale di Venezia.

Riri Negri vive e lavora a Genova ed è diplomata alla Scuola d’Arte “Anton Maria Maragliano” in pittura, grafica e scenografia. Ha frequentato corsi specialistici di psicoanalisi del comportamento scrittorio e di psicoanalisi del disegno. Conduce attivamente corsi per l’apprendimento dell’arte contemporanea dedicati all’infanzia.

Serena Olivari, laureata in architettura, vive e lavora a Genova. Opera nel campo della pittura, della ceramica e della grafica. Espone frequentemente in Italia e all’estero.

Vittorio Valente, sin dagli esordi della sua attività, nel 1987, indaga il rapporto arte-scienza analizzando la ricaduta delle scoperte scientifiche sulla vita sociale e sui comportamenti.
Con l’utilizzo di silicone ed altri materiali crea elementi fantastici partendo dall’osservazione di cellule, virus, batteri e microrganismi, rappresentando le parti infinitesime del corpo umano.

 

2006
10/24 giugno - Collettiva: Fernando Andolcetti, Emma Caprini, Cosimo Cimino, Mario Commone e Mauro Manfredi

in collaborazione con il circolo culturale “Il Gabbiano” di La Spezia

Presentazione di Valerio P.Cremolini

Non è possibile soffermarsi sui distinti profili di Fernando Andolcetti, Emma Caprini, Cosimo Cimino, Mario Commone e Mauro Manfredi, trascurando di sottolineare la complessità della ricca vicenda espositiva del Circolo Culturale “Il Gabbiano” della Spezia, dove per tempi diversi ciascuno di loro ha maturato significative esperienze culturali. Andolcetti e Cimino sono le espressioni più autentiche di quella non comune passione che ha fatto crescere ed apprezzare la storia del Gabbiano, la cui continuità ha sicuramente pochi eguali nell’intero paese. Mancato Manfredi - ma la sua vicinanza a noi tutti è quanto mai affettuosamente concreta - Andolcetti e Cimino rappresentano la memoria di questa importante realtà espositiva, che negli anni ha saputo collezionare un percorso divulgativo di molteplici espressività artistiche, affermandosi nel tempo come riconosciuto centro di promozione dell’esperienza concettuale.
In tale ambito, attraverso rigorose rassegne tematiche e mostre personali, essi hanno suscitato contributi e riflessioni di spessore internazionale, incentrati sull’inesauribile processo, che identifica l’arte nel dispiegarsi di sottili progetti mentali sostenuti dalla centralità dell’idea. Un intrecciarsi di intuizioni delinea, infatti, il vastissimo perimetro della concettualità, scandita fisicamente da innumerevoli varianti dalla significativa valenza visuale, accolte negli spazi del Gabbiano, quali segni di una creatività che impone tempi prolungati di osservazione. Tantissime opere coniugano acuta originalità e perfezione esecutiva, testimonianze della tensione dell’artista verso la seducente bellezza. 
Fatta questa breve e doverosa premessa, che intende consapevolmente affermare l’autorevolezza del Gabbiano, è opportuno indirizzare la nostra attenzione alle opere anche eccentriche di ciascun artista, che hanno non pochi motivi per alimentare con lo stupore il senso predominante della libertà. Nel loro intimo, inoltre, tutti e cinque sono autentici poeti e come tali sanno «posar le parole come il pittore i colori e vedere il mondo spiegarsi nel suo splendore» (A.Soffici).
Nel realizzare i suoi progetti visivi, Fernando Andolcetti si giova molto spesso della musica, straordinaria alleata che gli suggerisce preziosi motivi ispiratori, elaborati con inappuntabile bon ton. Così nascono immagini dense di armonie verbali e sonore, raccolte in lavori colti e formalmente eleganti, che hanno in dote una spontanea qualità comunicativa, perseguita come valore fondamentale. In particolare, la tecnica palesemente raffinata di Andolcetti è da ritenersi l’inderogabile peculiarità, a cui l’artista perviene affermando una ricerca depurata di qualsiasi traccia superflua.
Pure Emma Caprini privilegia l’essenzialità compositiva e le sue opere identificano con spiccata originalità diverse realtà dell’immagine, valorizzate da una speciale leggerezza, propria della scrittura minuta disseminata con ordine e in assoluta libertà su vari oggetti. L’artista pare convenire che l’arte si trova nelle cose e nella vita e, pertanto, in linea con la tipica indipendenza di Fluxus, compone uno spaccato visivo efficace nel legare alla propria intelligente operatività un approccio sdrammatizzante e giocoso.
Lo slancio sperimentale non è davvero fugace in Cosimo Cimino, artista che anche durante gli anni dell’espressività astratta ha sviluppato una pittura mai svincolata dal mondo esterno. Nel suo repertorio linguisticamente ricco e dalla convincente impronta concettuale si rileva la genuina propensione a non rinunciare alla rappresentazione, concretizzata di continuo in opere dai risvolti estetici quanto mai probanti. Ed allora l’idea si materializza indifferentemente su tavole di legno o sulla carta, sulla figuratività iperrealista ricavata dal minuzioso ritaglio di lattine colorate o lasciando il proprio sigillo di autenticità su attualissimi reportage fotografici.
Mario Commone è tra gli esponenti dell’arte concettuale che escludono dallo statuto della propria operatività qualsiasi aggancio ad una referenzialità fisica. Lo spazio è il luogo in cui egli inserisce  proposizioni di celebri autori (Dove non c’è amore non c’è arte, Et quid amabo nisi quod aenigma est, ecc.), recuperate come citazioni già utilizzate da scrittori in libri di successo. Sono sconfinate le prospettive informative ed interpretative che si dispiegano dal processo analitico che scaturisce con la scelta non casuale di messaggi, il cui significato si estende ben oltre la letterarietà dei loro enunciati.
Mauro Manfredi, infine, è figura di primissimo piano nel panorama della poesia visiva, assunta come linguaggio autonomo, avvolgente e dall’inesauribile capacità combinatoria. La parola, rielaborata meticolosamente alla stregua di una miniatura, si amalgama in paesaggi reali ed architetture immaginarie, poetiche annunciazioni e labirinti impossibili, segrete sonorità ed incantevoli libri, riassunti in un’unica pagina intrisa di folgorante sapienza, di sana emotività e di pregiata sacralità.
Quella di Mauro è un’assenza che si avverte. Ci mancano la sua mitezza, la sua intelligenza, il suo sguardo accogliente ed ironico, le sue precise puntualizzazioni, inattaccabili e conclusive per la loro chiarezza. Ci sarà ancora molto da dire su di lui.

 

2/10 settembre

Collettiva: Gianfranco Carrozzini, Josephine Caviglia, Margherita Levo Rosenberg, Giuseppe Pellegrino, Mara Mayer

La mostra degli artisti genovesi Gianfranco Carrozzini, Josephine Caviglia, Margherita Levo Rosenberg, Giuseppe Pellegrino e dell’alessandrina Mara Mayer, seconda proposta del SACS per quest’anno, più che una collettiva costituisce un insieme di cinque personali allestite, anche in questa occasione, nella suggestiva cornice dell’ottocentesca Villa Maria.
L’evento si inserisce nella scia del progetto Spazio Arte Contemporanea Sperimentale (SACS)  inaugurato dal Comune di Quiliano nello scorso anno.
Così come nell’occasione della mostra di giugno degli artisti del Circolo Culturale Il Gabbiano di La Spezia, anche questa volta la mostra diventa opportunità per una serie di eventi di carattere diverso, che vanno dalle conferenze, nelle quali verranno illustrati i principali contenuti della mostra nonché narrate le vicende locali a cavallo tra l’800 ed il ‘900, alla presentazione di volumi di carattere storico locale e di  narrativa, alle osservazioni astronomiche per concludersi con un concerto dell’ensemble musicale Concento armonico.
La scommessa rappresentata da questa serie di eventi è quella di “mettere insieme” differenti forme di espressione artistica e culturale, fondendole e permettendo la circolazione di linguaggi e persone diverse , favorendone lo scambio.
La partecipazione al progetto dell’Istituto Internazionale degli Studi Liguri si concretizzerà nell’organizzazione di una collettiva dei cinque artisti nella Villa Groppallo, per la disponibilità della quale si ringrazia l’Assessorato alla Cultura del Comune di Vado Ligure.

 

 

2005
1/10 settembre - Libro d'artista. Progetto internazionale di arte postale

Libro d’Artista - Progetto mail art, in ricordo delle edizioni futuriste “Litolatta” di Bruno Chiarlone

Il libro d’artista è stato patrimonio delle avanguardie storiche. Il movimento futurista e successivamente quello dadaista e surrealista nel libro hanno trovato un oggetto-bersaglio per le loro trasgressioni, le provocazioni, i depistamenti contro l’aura tradizionale della cultura libresca e della sostanziale obsolescenza dell’oggetto libro. Ma volendo distruggere il libro,paradossalmente vi furono dei casi in cui le pagine del libro furono invece realizzate in materiale quasi indistruttibile: proprio a Savona nacquero, dalla mente di Marinetti con la collaborazione di Tullio D’Albisola, i “litolatta”. Si tratta di libri composti da pagine in metallo, di latta, appunto , sulle quali sono stati stampati con procedimento litografico parole e frasi a formare figure e giochi grafici. Ne sono esempio la raccolta “Parole in libertà futuriste olfattive tattiche termiche” e “L’anguria lirica”, celebre oggetto artistico sottotitolato “lungo poema passionale” con illustrazioni di Bruno Munari, stampato dalla Litolatta di Savona nel 1934. Partendo appunto da queste produzioni editoriali futuriste in loco, l’Assessorato alla cultura del Comune di Quiliano, con la valida collaborazione di Bruno Cassaglia e Renato Cerisola, consulenti artistici del SACS (Spazio Arte Contemporanea Sperimentale) ha organizzato una mostra a tema libero di “Libri d’artista”, invitando il variegato mondo degli artisti postali senza frontiere a spedire i loro libri fatti a mano. Quindi una mostra di mail-art che ha per oggetto il libro d’artista. Per i non addetti ai lavori, che sono la maggioranza, è utile precisare che per libro d’artista non si intende un libro di storia dell’arte, né una monografia artistica, o un catalogo di mostre d’arte, bensì, come scrive il portoghese Fernando Aguiar, “il libro d’artista è un’opera d’arte realizzata con il concetto del libro”. In risposta alla stimolante richiesta dei promotori, a Quiliano è arrivato di tutto. La fantasia e la straordinaria creatività dei mail-artisti di ogni parte del mondo ha prodotto e spedito manufatti in forma di libro che hanno evidenziato il rispetto e la consapevolezza di misurarsi con un oggetto che rappresenta tanta parte della storia dell’umanità. I presupposti delle avanguardie storiche sono mutati: come sottolinea bene l’amico Gino Gini, “si lavora con toni meno aspri, qualche volta di grande rispetto, timorosi di misurarsi con un oggetto tradizionalmente portatore di saggezza, cultura, sapere, religione e altro. Si lavora al libro d’artista con grande capacità tecnica, usando carte a mano, garze, stoffe, passamanerie e altri sofisticati materiali con un uso più poetico che polemico. Quasi il gusto della riscoperta di una artigianalità preziosa e colta”.
Infatti, se il libro era stato messo in un angolo dal rapido sviluppo delle tecnologie di informazione in tempo reale, che con l’uso dei CD, DVD, del video, delle immagini virtuali trasmettibili, per mezzo della rete internet, in ogni parte del mondo connesso, si è ben presto capito che i libri sono un patrimonio insostituibile. La pagina stampata del libro è ancora il supporto ideale per trasmettere idee e immagini in modo duraturo che si possono conservare nelle librerie e consultare in ogni momento senza impiego di particolari strumenti elettronici. Questa mostra che si è realizzata a Quiliano nell’estate 2005 contribuisce a celebrare il ritorno del libro, ricreato e inventato ogni volta da un artista diverso. La pagina dipinta, soprascritta,disegnata e creata con il collage o altre tecniche particolari, viene sommata alle altre e raccolta in un oggetto di continua attualità che possiamo ancora apprezzare come libro d’artista.

 

Post Scriptum – Da una mia ricerca su internet: 1934. D’ALBISOLA Tullio, L’anguria lirica Lungo poema passionale). Presentazione di Marinetti (dell’Accademia d’Italia). Chiarimento di V.Orazi. Illustrazioni di Bruno Munari, Roma – Savona, Edizioni Futuriste di Poesia – Litolatta, 1934: 19,6x14,7 cm., legatura a pagine di latta, pp.42. Copertina e 11 litografie a piena pagina di Bruno Munari. Tiratura limitata di 101 esemplari di cui solo 50 in commercio. La famosa seconda “lito-latta” futurista, libro-oggetto interamente costruito in latta e decorato con litografie a colori che accompagnano il poema di Tullio d’Albisola. Prima edizione.

 

Libro d’Artista di Bruno Cassaglia

Ho conosciuto , e approfondito il libro d’artista e libro oggetto con la frequentazione della Galleria Il Gabbiano della Spezia, dove l’aria è sempre “impregnata” di Fluxus…(anche in senso più ampio).
Da allora il libro d’artista è diventato un punto di riferimento per il mio lavoro poetico –visivo; ho capito che il libro, per antonomasia contenitore di cultura ,possedeva una forza simbolica capace di evocare   e trasferire sul libro d’artista e libro oggetto tutta una serie di poetiche: ci sono libri chiusi che negano il loro contenuto palesandone altri più profondi, libri vuoti ,che apparentemente non possiedono contenuti… e libri installati su parete in forma di lettere: in questo caso il libro oggetto diventa “inchiostro” per nuova scrittura… insomma un vero  cortocircuito di significati-significanti.
Fra i tanti libri d’artista rimasti impressi nella mia memoria, ne citerò solo alcuni fra i più recenti che meglio riesco a sintetizzare : uno fatto di banconote di Lamberto Pignotti,un altro creato con pizzo bianco di Takako Saito, il “Manuale” di Mirella Bentivoglio (con le sue mani fotocopiate)… e ancora il libro di marmo della stessa autrice, e uno( davvero intrigante ) in trappola di Berty Skuber…e ancora un “libro-casa” di Chiara Diamantini dal titolo : “ Tu entrerai, come avvenire… ma vorrei finire l’elenco con un libro che ho nel cuore oltre che nella memoria, di un artista ( e caro amico) che da poco ci ha lasciato:Mauro Manfredi… è un libro aperto che suggerisce l’idea di un campo avendo sulle pagine dei piccoli rotoli di parole( covoni di fieno ) e il titolo che svela e rafforza il contenuto è appunto “La fienagione delle parole”.
Per farvi capire quanto io creda in queste “contaminazioni”  dirò che condivido pienamente  codesta citazione di Lamberto Pignotti :
“…Bene o male la pittura sta qui…Più o meno la letteratura si trova lì…
Sono luoghi concepiti istituzionalmente per chi vuol sentirsi protetto
da una cornice ben delineata, compreso all’interno di un discorso
ben circoscritto. Va precisato che una simile osservazione
vale essenzialmente quando si riflette sulle cronache artistiche in corso che
vedono pittori e scrittori navigare di preferenza in piscina anziché in
mare aperto.”
Di questa mostra mail-art non mi sento autorizzato a giudicarne la qualità artistica perché troppo emotivamente coinvolto,(lascio questo giudizio al fruitore), posso solo dire che nonostante I tanti ricordi sopra citati, gli artisti partecipanti sono riusciti ancora una volta a stupirmi per la varietà di invenzioni e contenuti, e spero possano giungere con la stessa forza ( cosa non sempre facile nell’arte contemporanea) ad un pubblico sempre più vasto e ricettivo.